2021



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Le fotografie

– La chiesa di San Domenico a Taranto, da Google maps, Street view.

– Benedetto d’Amicis (1918-2004), La processione di Maria SS. Addolorata a San Domenico di Taranto.

– L’Addolorata e i Sette Santi Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria nella cappella dell'Addolorata di San Domenico.
La cartolina sopra la quale il dipinto è riportato, è stata stampata nel 2004 in occasione del Settimo centenario dell’approvazione dell’Ordine da parte della Chiesa (1304).

– Un volto somigliante nell’espressione alla Madonna del dipinto di Taranto: l’Addolorata dell’Idria, Ragusa Ibla.


Note

(1) «La Settimana Santa»

(2) «La voce di Manduria», 6 aprile 2018


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I SERVI E L'ADDOLORATA
di San Domenico di Taranto


A Taranto nell’Isola Madre tra i due mari si trova la caratteristica chiesa di San Domenico, un bell’edificio romanico-gotico, costruito nel 1302 e tenuto per lungo tempo dai frati domenicani.

Al suo interno la quarta e ultima cappella è dedicata alla Madonna Addolorata. Presenta un altare in stile barocco, opera di Ambrogio Martinelli, e ospita la statua vestita di nero della Vergine della seconda metà del XVII secolo. È curata dalla Confraternita di Maria Santissima Addolorata e San Domenico, erede della compagnia precedente di San Domenico in Soriano. Il Giovedì santo e durante la festa grande, che è la terza domenica di settembre, conduce, con una suggestiva cerimonia, la statua in una festosa processione per la città.

La confraternita ebbe anche un legame con l’Ordine dei Servi di Maria: “nel 1870, a seguito della supplica inviata il 6 settembre, alla curia Generalizia [...] per il riconoscimento e la istituzione della confraternita dell'Addolorata” alla quale aggregarsi (1).
Inoltre, al riguardo, scrive “Settimana in Puglia”:
“Pur non avendo ancora oggi prove certe [...] anche per la perdita di documenti d'archivio, smarriti a causa del crollo del tetto della chiesa, la notte di Natale del 1964, si può legittimamente ipotizzare che alcuni Padri servitani furono presenti, provenienti da Manduria, in provincia di Taranto, col compito di predicatori quaresimali, nella città di Taranto e probabilmente in San Domenico, come indirettamente può provare una tavola ad olio, raffigurante la Vergine Addolorata e i Sette Santi fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria, collocata attualmente, dopo un recente restauro, nella cappella dell'Addolorata” (2).

Sono però indizi generici sul legame tra Ordine e associazione. Il vicino convento di San Michele arcangelo di Manduria ebbe alterne vicende e contatti difficili da individuare. Fu fondato a Casalnovo Terra d’Otranto nel 1587, trasferito nella nuova sede vicino al paese nel 1638 e soppresso al tempo di Napoleone. È rinato nel 1945 e ha concluso in modo controverso la sua storia nel 2018 (2). Il secondo legame, ovvero il dipinto, un olio su tavola (246 x 164), è collocato sulla parete di destra, alquanto spoglia, della cappella, ma non è corredato da nessuna informazione sull’autore o sul suo arrivo.

È ugualmente interessante però leggerne i contenuti, per alleviare la mancanza di documenti. Vi è infatti espresso un certo modo di sentire la spiritualità dell’Ordine e dei Sette Santi tipico di un tempo altrettanto particolare. Le figure rappresentate sono quelle consuete: in alto a sinistra è dipinta la Vergine circondata da angeli e al centro e in basso a destra, un poco stretti per adattarsi alla lunghezza della tavola, si trovano i Sette Padri che l’ammirano con venerazione. Gli angeli in alto reggono uno scudo a cuore con sopra scritto “Servi di Maria”, e appena più sotto un libro con le parole “Regola di S. Agostino” a significare la loro vocazione nella Chiesa. In basso è riprodotto lo stemma tondo e coronato dei Servi, ma senza il decoro mariano a «M» molto frequente. Più a sinistra in basso si vede un terreno scosceso e sul bordo inferiore un grappolo d’uva a ravvivare l’oscuro paesaggio.

La scena si svolge senza ombra di dubbio a Montesenario dove tradizionalmente i Sette Santi Padri ricevettero l’abito dell’Ordine dalla Vergine. Rispetto ad altre iconografie la Madonna non è condiscendente, non ha lo scapolare nelle mani, e non guarda i religiosi, ma è “addolorata” e medita e contempla la Passione simboleggiata dagli oggetti caratteristici tenuti dagli angelini. La spada, invece, le è entrata nel cuore e sporge dal mantello.

Tra quelli citati si rivela un particolare più interessante di quanto possa sembrare a prima vista, il grappolo d’uva in basso. Infatti va riferito a un concetto che ebbe fortuna nell’Ordine tra la metà dell’Ottocento e la metà del Novecento. Si trova ad esempio in un piccolo quadro alla SS. Annunziata di Riccardo Meacci (1856-1940): La Madonna, i Sette Santi e la vite rigogliosa dell’Ordine.
Ricorre nel titolo del libro «Grappoli d'oro della mistica vite del Senario», introvabile, e nella prima metà del Novecento nella serie di pubblicazioni «Nella vite mistica di Monte Senario». Il significato deriva da un’estensione del concetto di “vinea Domini” a testimoniare (e ad augurarsi) la diffusione rigogliosa nella Chiesa e nel mondo dell’Ordine e dei suoi frutti di santità, i grappoli: i religiosi perfetti, i conventi e le istituzioni associate di valore.

Tale vivacità trovò un buon ambiente di sviluppo nelle attività della Chiesa in questo periodo, nella conclusione del processo di canonizzazione dei Sette Santi (1888) e nelle celebrazioni solenni del VII centenario della fondazione dell’Ordine (1933).

Naturalmente anche questi sono solo indizi sulla storia del quadro. Quando e perché sia pervenuto nella cappella dell’Addolorata resta sempre ignoto fino all’ipotetico ritrovamento del documento. Di certo la leggera centinatura e la mancanza di cornice portano a pensare a un progetto per un altare e per un altro luogo sacro.

Paola Ircani Menichini, 13 febbraio 2021.
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